lunedì 21 febbraio 2011




Riflessioni sulla Pesca a Mosca



La pesca nasce dall’esigenza dell’uomo di soddisfare il proprio bisogno alimentare, dapprima cercando di catturare la  preda con l’ausilio delle mani, poi adottando rudimentali attrezzi come pertiche,  lance, frecce, poi con l’andare del tempo, il suo ingegno lo porta ad usare attrezzature sempre più raffinate e redditizie, in modo da ottenere risultati sempre maggiori. In fondo anche noi, come tutti  gli organismi,  sottostiamo ad una legge economica che impone di scegliere l’opzione che consenta il maggior guadagno con il minor dispendio energetico. In seguito ci siamo evoluti, fino ad arrivare ai giorni nostri, e ciò che un tempo era una necessità diviene  un passatempo, una passione, una vera e propria malattia che ci spinge a consacrarle ogni più piccolo ritaglio di tempo. Perchè la pesca? Come mai abbiamo questo desiderio? Potremmo scrivere centinaia e migliaia di pagine su questo argomento senza  arrivare ad  una spiegazione.  Per quanto mi riguarda credo   che sia un modo di soddisfare la “ bestia” che abbiamo dentro,  la stessa che ci è di aiuto nel momento del bisogno, l’istinto che ci fa sopravvivere,e che ogni tanto deve essere nutrito, per saziare le sue arcaiche reminescenze. Potremmo farlo nella maniera più semplice,  ed invece ci poniamo dei limiti, delle regole, lo facciamo adottando le tecniche che più ci soddisfano, e chi abbraccia la pesca a mosca si è imposto quelle più rigide. Il pescatore a mosca non cerca principalmente la cattura, ma sceglie il modo con cui ottenere questo risultato, che è solamente il fine ultimo, e lo fa forse nella maniera più difficile, adoperando attrezzature che necessitano di tanta tecnica, non utilizza l’esca naturale, ovviamente più redditizia, ma un imitazione, che solitamente realizza con le proprie mani, gioielli alati privi o quasi di peso e perciò difficili da spingere in acqua con l’ausilio delle normali attrezzature da pesca, che abbisognano di canne specifiche ,di mulinelli predisposti a contenere la coda di topo, il vero e proprio motore di questa disciplina, che con i suoi magici volteggi proietta con millimetrica precisione le nostre esche sull’acqua . Il pescatore a mosca si avvale, come tutti gli altri della tecnologia, di attrezzature in grafite sempre più performante e leggera, ma ama  anche rispolverare le antiche tradizioni  adoperando nelle sue uscite di pesca  attrezzi in bamboo con pesi certamente superiori a quelli di una comune canna in grafite, abbinati magari a mulinelli in radica o legno, che al loro interno contengono linee in seta, che hanno bisogno di cure e attenzioni particolari, e questo per cercare al contempo di appagare più sensi . La pesca a mosca oggi è una tecnica completa, che si spinge alla cattura di più specie di pesci  non limitandosi più alla trota ed al temolo, ma allargando i propri orizzonti fino a comprendere il saltwater, tecnica che consente di insidiare i predatori marini,e nel freshwater  rivolgendo la propria attenzione anche nei confronti di prede inconsuete come carpe e storioni. Altra caratteristica che contraddistingue questa tecnica è il rispetto assoluto per il proprio avversario abbracciando il no kill come filosofia in modo da vivere questa passione in maniera realmente sportiva. Ogni qual volta mi reco sul torrente, l’ambiente che amo in assoluto più di ogni altro, e sono lì con la mia canna da mosca, mi sento rigenerato, mi sento in piena armonia con la natura, lì dove cielo acqua e terra si uniscono riesco a ritrovare me stesso ad appagare ogni mio desiderio, ed anche se la giornata di pesca non ha esiti positivi, esco da quell’ambiente completamente sazio e soddisfatto. Vorrei aggiungere che se ci poniamo come obiettivo la cattura saremo sempre degli insoddisfatti e torneremo a casa le più volte delusi, con l’amaro in bocca di non aver catturato abbastanza, o di non aver preso un pesce tanto grande da soddisfare il nostro Io. Purtroppo la società ci impone modelli irraggiungibili, super uomini con orologi di lusso al polso al fianco di donne bellissime su macchine extralusso, ma la casa del “Mulino Bianco” non esiste, la mattina ci si alza le più delle volte imbronciati, col pensiero di andare a fare un lavoro che nella maggior parte dei casi non ci appaga e tanto meno ci gratifica, e la nostra compagna alle 7 del mattino non intona una canzoncina proponendoci un vassoio su cui è adagiata una fumante brioche o splendidi biscotti che da tanto che sono belli sembrano finti, se accettiamo questa verità, non avremmo bisogno di panieri pieni di pesci o di un Big Fish per essere soddisfatti, ma saremo appagati semplicemente dal fatto di essere lì in quel momento, magari in un bel torrente o in uno splendido fiume e magari con la nostra canna da mosca in mano. Siamo dei bambini, un pò cresciuti, che stanno giocando, i soldatini e i modellini di macchine, sono oggi la nostra attrezzatura da pesca,  non prendiamoci troppo sul serio, ma cerchiamo esclusivamente di divertirci.   Ho cavalcato le onde di mari e oceani con la mia tavola da surf, ma quando ho incontrato casualmente la pesca a mosca, ho lasciato le mie tavole a far mostra di loro nella sala della mia abitazione, e mi sono dedicato anima e cuore a questa splendida disciplina. Mi appaga la sua complessità, il fatto che anche avendo la possibilità di vivere più vite riuscirebbe sempre a stupirmi e a trasmettermi cose nuove da imparare. Spero solamente che possa un lontanissimo giorno portare con me la mia canna per bagnare le mie mosche nelle limpide acque  del Lete o  far volteggiare la mia coda  dalle rive d’Acheronte,come dice Saffo, “fiorite di loto,fresche di rugiada”.
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